da STORIE MINIME, Fara Editore 2009
Mi abitano i paesi spopolati
e il vento
la luce che scorre in un istante
e frana
nella crepa dei calanchi
nella carne
*
(Sola andata)
I cartelli stradali sono tutti uguali stanotte
e puntano dritti alla confluenza del Sinni
unica salvezza che separa dall’attimo
un viaggio di sola andata
una via di fuga forse
una morsa sfilacciata dalla resa
Lungo strade mezzevuote
il vento arruffa il pelo delle capre
e rallenta la corsa verso casa
dove senza sentenza attendono gli affetti
silenzi imperfetti
incapacità di muoversi
a volte
fianco a fianco
Il riparo atteso della notte
*
Abbiamo allineato lo sguardo
i passi, i vasi dei geranei
sul selciato ancora fresco
senza sapere che nel vaso di pietra
riverso alla finestra
sono cresciuti i cardi stanotte
con la testa capovolta nella crepa
*
La vita certe volte è ferma
al di là delle finestre chiuse
e il vento lo senti solo dentro
frugare fugace come un clandestino
nelle tasche delle giacche
nei granai, sotto gli archi
dappertutto
*
E’ nella crepa grande
quella priva di intonaco e calce
che il cedimento talvolta arriva
come un presagio d’azzurro aperto al cielo
un fiato appena
*
Abbiamo gridato così tanto a vent’anni
che la voce si è spezzata nella gora
e adesso restano gli occhi
e il petto
che ogni notte si scassa per la tosse
Maria Pina Ciancio
da La ragazza con la valigia, LietoColle 2008
La ragazza con la valigia
Parte e ritorna ogni notte
la valigia rossoazzurra
rigonfia di stracci
e lo sguardo di terra
annodato alla luna
*
Stese panni biancoazzurri
al filo delle rondini nere
di ritorno
e rimase immobile,
scarmigliata dal vento
i capelli e i vestiti graffiati
da carezze senza cura
chissà perché in quella casa
dai tetti rossi
il tempo del presente
era sempre altrove
*
Timpa Pizzuta
Aveva lavorato una vita
per non sentirsi ai piedi
odore fresco di mastice
ma a Timpa Pizzuta
la strada rovinò
e Nina perse le scarpe nuove
della festa
*
Certi tremori Carla li sentiva ancora adesso
erano piccoli crolli in pieno giorno
su quelle strade battute di notte
(dieci, venti, trenta volte)
e prima dell’alba
divenute misura di un pensiero
domestico
*
La solitudine non le faceva più paura, da quando la vita le aveva fatto scempio in lungo e in largo. A Nina adesso faceva paura guardare in faccia il cielo e in quella smerigliata innocenza, socchiudere gli occhi e non saper pregare.
Maria Pina Ciancio
E’ un piacere leggerti, non conoscevo queste poesie. Davvero belle, questa per me è poesia, per come la intendo io, forse anche per il linguaggio che usi, è quello più vicino a me. Un saluto, ciao.
grazie Salvatore, a rileggerci e un saluto ricambiato
Maria Pina
Splendido incipit, complimenti!
(ti ho scritto nei contatti, mandami qualche poesia e una tua foto)
grazie infinite a tutti dei vostri passaggi…
Ti sento