Questa è una delle cose belle che attraversano le nostre giornate e la nostra quotidianità. Ne feci la scoperta dopo un paio d’anni che abitavamo qui.
Un falco pellegrino si aggirava ogni giorno alla stessa ora, nel lembo di cielo sopra casa nostra. Dalle 13,00 alle 13,30 lo vedevamo risalire dal fondo della valle e con larghi volteggi raggiungere le prime abitazioni del paese. A una ventina di metri sopra il nostro tetto. Puntuale, come un vecchio amante. Due, tre giri larghi, poi di nuovo giù, verso il basso. Lento, lentissimo, immobilile nell’aria. Le ali spiegate senza gravità di storia e di memoria.
Lo osserviamo con aria trasognata dal terrazzino. Cattura tutta la nostra attenzione. Man mano che plana verso il basso, con giri completi e circolari, si fa sempre più piccolo, impercettibile, intermittente. L’orizzonte è vasto, immobile adesso. Colmo di magia e di mistero. Restiamo così, a scrutare il fondo della valle. Con insistenza, mentre scompare lungo il solco del Sinni tra le case sparse, gli alberi, la macchia ancora verde. Come in una fiaba bella, ripetuta tante volte e poi saputa a mente.
Ott. 2014