Rosaria Di Donato su ‘Tre fili d’attesa’

«Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti». (Cesare Pavese, La luna e i falò).

Forte è il legame che unisce l’Autrice a San Severino Lucano, anche se è nata in Svizzera, dove lei rinviene le sue origini esistenziali profonde. È il suo un canto senza tempo che narra il legame ancestrale con un luogo “sospeso”, nascosto alle cronache, ai media e lontano dai social: quasi una favola antica, un mito che ripropone la vita semplice, essenziale di un paese rurale del Sud. “Tre fili d’attesa”, detto popolare lucano, racchiude l’essenza e il significato di una dimensione antropologica contadina di un mondo ancorato al ciclico corso della natura e al senso tragico dell’esistere: rassegnato all’ineluttabile. “Siamo nidi sfilacciati sugli alberi d’inverno”(pag. 11). Eppure vibrano i versi nel dare vita alle storie di persone e di  cose che custodiscono un vissuto sapienziale conteso tra la vita e la morte, tra il tempo della festa e quello ordinario. C’è un brivido che accende come un vento le vie del paese, i suoi muretti, le stanze delle case e percorre le vene del lettore che si ritrova in Gennaro e Vincenzino, in zio Pietro e la sua casa”pittata” di rosso, in Antoniuccio Vito e Mariuccia, Marietta e Giacomino, Antonella e il suo pallone “rincorso” dai cani…a sussurrare tra le pieghe del tempo:”…a bona sciorta / nu lavoro ca cunta / u capattiempo ca vene sempre chiù luntano” (pag. 8). La stampa di Stefania Lubatti impreziosisce il Quaderno poetico n. 1 di M. P. Ciancio stampato in 65 esemplari firmati e numerati. Resilienti, la poesia e l’arte pittorica si fondono in un abbraccio che rischiara il passato nell’attesa che le radici fioriscano.

Rosaria Di Donato

Nota di lettura su Lettere Migranti di A. M. Curci

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Maria Allo su ‘Tre fili d’attesa’

Tre fili di attesa, a cui allude il titolo della nuova raccolta di Maria Pina Ciancio, sono le attese e i legami non solamente tra le persone, ma i legami alla terra, a un paese, ai ricordi, alla storia. L’autrice lavora, nelle diverse forme del suo impegno, intorno a due nuclei: realismo e simbolismo. È infatti sempre presente la realtà connessa all’infanzia, alla solitudine, al mito dell’indistinto in fondo alla nostra coscienza, alla terra a cui si riconnettono i riti delle stagioniche permangono nella memoria come indelebile matrice esperienziale, ma la realtà è sempre vista in chiave simbolica, viene trascolorata in immagini metaforiche che connettono i dati del reale a trame più complesse. La ricerca di un’intimità con la natura spinge l’autrice ad addentrarsi nel paese natale, San Severino Lucano, luogo della purezza, che racchiude la verità e non impone delle scelte ma disegna le coordinate del tempo dell’attesa, come dice Anna Maria Curci nella nota introduttiva: “Abbiamo tre fili d’attesa / annodati al calendario del camino /: a bona sciorta / nu’ lavoro ca cunta // u capattiempo ca vene sempre chiù luntanu” (p.8). Ecco la buona sorte, un lavoro che vale, l’autunno che arriva sempre più tardi, nella cultura popolare e nel mondo arcaico e contadino emergono come depositari di un senso dell’esistenza ormai perduto nella condizione alienata della società. Scrivere, come dice Pavese, è spostarsi lungo un percorso continuo tra l’io e il mondo, resta sempre partire dalla realtà, dal dato storico-sociale, personale o collettivo, saranno poi il linguaggio, il ritmo, la qualità fantastica a operare la trasformazione grazie alla quale s’intrecciano altri nessi, analogie, similitudini, metafore. Alle parole scritte è affidato il compito dunque di ricompaginare la solitudine in una comunione: Talvolta basta uscire per strada/ per riannodare gli orli/ sfilacciati di un pensiero” (p.6). A partire da questo,il cammino dell’autrice diviene sguardo all’invisibile di un Sud mitico “non fanno rumore i paesi d’inverno/ e il giorno e la notte passano zitti” ( p.8) o ”Le parole dette bene in paese/ sono peccati senza riparo/ un gatto randagio/ da scacciare a pedate per strada” (p.9) e cura delle cose e degli altri “ Qui i vecchi hanno la schiena stanca/ appoggiata al muro delle case/ e si raccontano storie condivise/ di veglie e sonni mai saziati”(p.9) con gli stessi occhi con cui ci si sofferma a considerare, pieni di stupore, il divino di boschi, alberi, rane e farfalle , paesi. 

Continua su FaraPoesia qui: FARAPOESIA (edizionifarapoesia.blogspot.com)

Benigne solitudini e storie condivise

Un articolo di Anna Maria Curci su “I poeti del Parco”

Il tempo dell’attesa varia la percezione della sua durata muovendo fili che non sono immediatamente riconoscibili, dal momento che l’estensione di questi fa capo a mutevoli combinazioni di fattori.

Tre fili d’attesa di Maria Pina Ciancio ha consapevolezza di questa dinamica complessità e la accompagna a una collocazione nello spazio che rende tale particolare epifania dell’attendere vibrante di segni visivi e sonori.

Gli intervalli tra partenze e ritorni possono dilatarsi e condensarsi improvvisamente, ma ciò che conferisce a Tre fili d’attesa una voce inconfondibile è il loro incontrarsi nella lingua-madreterra del Pollino, là dove «Timpa del Diavolo è meridiana senza tempo».

Abbiamo tre fili d’attesa
annodati al calendario del camino
: a bona sciorta
nu’ lavoro ca cunta
u capattiempo ca vene sempre chiù luntano

La buona sorte, un lavoro che vale, l’autunno che arriva sempre più tardi, dunque, espressi in tre versi nel dialetto del paese natale di Maria Pina Ciancio, San Severino Lucano, disegnano le coordinate del tempo dell’attesa tra destino, fatica e alternarsi delle stagioni.

Continua qui: https://poetidelparco.it/benigne-solitudini-e-storie-condivise-tre-fili-dattesa-di-maria-pina-ciancio/

L’articolo è apparso anche sulla Rivista Periferie n. 104 Anno XXVI 2022 a cura di vincenzo Luciani.

Marina Minet su ‘Tre fili d’attesa’

Come non essere di parte dinanzi a una strada che spianandosi con grazia conduce teneramente alla meta. Ogni volta che una lettura intrattiene, in fondo aspiriamo a questo, sebbene nel mentre ci lasciamo cullare osservando con dovizia il suo paesaggio, che sia limpido o nebbioso, è questo che cerchiamo. Una meta compiuta, illuminante, dove grati e sfamati riposare con la certezza di una risposta nuova. Oltre l’ultimo verso di ‘Tre fili d’attesa‘ di Maria Pina Ciancio, ho trovato esattamente questo. L’esposizione poetica volta a una terra mai sepolta, pulsante come coscienza in sé, circondata da volti reali, tangibilmente compresi e amati e da luci sorelle molto care al mio sguardo. Nessuna ovvietà, nessuna imboscata nella sua poesia che fa del quotidiano quadri incisi sulla pelle. Solo devoto e umano splendore.
da Pillole (di)versi (pillolediversi.blogspot.com)

Marina Minet, 20 settembre 2022

A Senise, versi lucani nel percorso “Piedi Poeti Bus”

Il progetto di segnaletica PiediPoetiBus, promosso dal CEAS (Centro di Educazione Ambientale per la Sostenibilità) Il Cielo di Indra, è stato realizzato grazie al sostegno dell’Ente Parco Nazionale del Pollino, nel Comune di Senise. Il PiediPoetiBus ha la particolarità di unire al cammino, tragitto casa-scuola-casa, la poesia ed è per questo motivo che su ciascun cartello segnaletico sono stati riportati i versi di un poeta lucano scelto dagli studenti stessi.

Grazie per questa bella iniziativa e grazie all’amico Saverio De Marco che mi ha inviato questa foto.

Una lettera di Gina Labriola sulla mia poesia

da una mail del 29/03/2002 ore 20:01

su ITINERARI”

Ero in autobus, e ho sbagliato itinerario leggendo i tuoi versi.

Che dirti? Un aggettivo mi è venuto in mente mentre leggevo: è una poesia “atomica”.

L’atomo, dicevano, è indivisibile, una cosa piccola…ma dentro c’è tutto un universo, e una forza che si puo’ sprigionare, un’energia vitale.

Lucania e madre, utero e baratro, questa terra che amiamo e odiamo: che posso dirti? Sono andata a zonzo (nell’autobus), e ogni tanto mi fermavo con il libricino (ino per la mole) in mano e (credo) la bocca aperta, incurante dei passanti che mi guardavano curiosi.

L'”atomo” ha dentro una forza che brucia…

(…) Preparo una mezza cena e poi mi metto a letto e leggo, cioè, riprendo a snocciolare bellissimi atomi, da cui si sprigiona tutto:  canti, odori, suoni, amore e dolore, ma tutto chiuso e segreto: cioè, magico.

I boccioli ti permettono solo di indovinare il profumo e il colore di SENTIRE.

GRAZIE!

A prestissimo

Gina

Volume XXX dell’Antologia “Transiti Poetici”

E’ uscito il Volume XXX dell’Antologia “Transiti Poetici“, con la bella copertina ridisegnata da Ksenja Laginja. All’interno sono presenti i seguenti autori: Enzo Bacca, Roberta Borgia, Silvia Calzolari, Maria Pina Ciancio, Rosaria Di Donato, Maria Grazia Galatà, Maria Grazia Insinga, Gianpaolo G. Mastropasqua, Anna Montella e Tullia Ranieri.

Di seguito trascrivo la bella riflessione di Giuseppe Vetromile che accompagna i miei testi poetici e che ringrazio affettuosamente per l’invito e l’ospitalità nella sua preziosa collana antologica:

“Il fenomeno dell’emigrazione che coinvolse le popolazioni dell’Italia meridionale nei due secoli scorsi, fa da sfondo quasi filigranato, sottinteso (parte e ritorna ogni notte la valigia rossoazzurra rigonfia di stracci), in questi testi di Maria Pina Ciancio, di origini lucane, poetessa e narratrice di rilevanza nazionale. Nei versi che ci propone, quasi epigrammatici, la figura della donna costretta a partire o a spostarsi per lavoro (si toglie le scarpe la postina) entra nel gioco quotidiano della vita, racimolata nell’essenzialità di gesti e abitudini quotidiane, che servano almeno un poco a lenire disagi e patimenti. Sono quadri, flash, rappresentativi di uno stato sociale femminile ancora diffuso e amaro”. (Giuseppe Vetromile)

LINK ALLA RIVISTA:
https://antologieditransiti.blogspot.com/2021/11/volume-xxx.html?spref=fb&fbclid=IwAR2l5gw9gzXKpOmiR9GJIfOIphwlo5Nm1t02ci6LpKhoyzElnR17AjDWPFQ

Secolo donna 2017. Almanacco di poesia italiana al femminile

secolo donna 2017Segnalo l’uscita dell’antologia poetica “Secolo donna 2017, Almanacco di poesia italiana al femminile” curata da Bonifacio Vincenzi e dedicata alla poetessa Giovanna Sicari (1954-2003). In questo primo numero appaiono note critiche e testi poetici  della poetessa pugliese, segnalazione di libri significativi scritti da donne nel corso del 2017 e una piccola antologia poetica (in cui compaiono anche alcuni miei testi inediti, introdotti da una nota di lettura del poeta fiorentino Michele Brancale).

L’Almanacco è edito dalla casa editrice Macabor (CS).

Il riscatto del silenzio, la poesia dell’amore femminile

il riscatto del silenzio, macabor
Nell’antologia Il riscatto del silenzio, La poesia dell’anima femminile, è presente un mio testo poetico accanto a quelli di altre 70 poete contemporanee del nostro Novecento italiano.
Il libro è stato pubblicato dalla Casa Editrice calabrese Macabor, nella collana “Saggi e Antologie” nel mese di ottobre 2017.
Ulteriori riferimenti qui

Antologia, SUD. Viaggio nella poesia delle donne

maria pina ciancio,

E’ uscita l’antalogia a cura di Bonifacio Vincenzi “SUD. Viaggio nella poesia delle donne” Macabor 2017  (p. 220, €. 15 ) che ospita poesie e note di autopresentazione di alcune scrittrici del sud Italia: Elena Bartone, Angela Caccia, Maria Pina Ciancio, Federica D’Amato, Rosalba De Filippis, Daniela Pericone, Anna Ruotolo, Anna Petrungaro, Carla Saracino, Emilia Sirangelo, Ornella Spagnulo, Mara Venuto.
La prefazione è del poeta e scrittore calabrese Bonifacio Vincenzo, che è anche il curatore dell’antologia.
Link alla Casa Editice.

Su Gradiva una recensione di Michele Brancale ad “Assolo per mia madre”

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La recensione del giornalista Michele Brancale sul n.51 della Rivista GRADIVA – International Journal of Italian Poetry:  Maria_Pina_Ciancio_Gradiva_n_51_2017

L’indice della rivista n.51 Spring 2017: Indice_Gradiva_n_51

https://www.olschki.it/riviste/9

Cerimonia di premiazione “Città di Roccagloriosa” 2017

Alcuni momenti della cerimonia di premiazione del Concorso Letterario Città di Roccagloriosa, organizzato dall’Associazione “Effetto Donna“ durante la quale è stata premiata una mia poesia, vincitrice del I° premio, per la sezione a tema “la donna”.
La giuria del premio, presieduta dalla scrittrice siciliana Maria Attanasio, si è espressa con la seguente motivazione:
“Fulcro del componimento è la presenza poeticamente suggestiva e drammaticamente misteriosa di una donna, quasi uno spettro, che popola senza comparire i versi sapientemente articolati della ballata. L’intreccio tra l’inserto parlato e il riporto metaforico, quasi un’interferenza, sfocia in un variegato ritmo metrico che contribuisce all’intenso esito espressivo della lirica”.
Grazie alla città di Roccagloriosa, all’Associazione Effetto Donna e alla poetessa Maria Attanasio.

Roccagloriosa, 8 luglio 2017

Premio Nazionale di Poesia “Leandro Polverini” 2016

assolo per mia madre, premio polverini
Porgo i miei ringraziamenti alla giuria del Premio “Leandro Polverini”, al Presidente Tito Cauchi e alla Città di Anzio per il riconoscimento conferito alla mia silloge “Assolo per mia madre” (II classificata per la sezione poesia edita).

Cerimonia di premiazione il 27 novembre c/o Sala delle Conferenze dell’Hotel Lido Garda – ANZIO