Benigne solitudini e storie condivise

Un articolo di Anna Maria Curci su “I poeti del Parco”

Il tempo dell’attesa varia la percezione della sua durata muovendo fili che non sono immediatamente riconoscibili, dal momento che l’estensione di questi fa capo a mutevoli combinazioni di fattori.

Tre fili d’attesa di Maria Pina Ciancio ha consapevolezza di questa dinamica complessità e la accompagna a una collocazione nello spazio che rende tale particolare epifania dell’attendere vibrante di segni visivi e sonori.

Gli intervalli tra partenze e ritorni possono dilatarsi e condensarsi improvvisamente, ma ciò che conferisce a Tre fili d’attesa una voce inconfondibile è il loro incontrarsi nella lingua-madreterra del Pollino, là dove «Timpa del Diavolo è meridiana senza tempo».

Abbiamo tre fili d’attesa
annodati al calendario del camino
: a bona sciorta
nu’ lavoro ca cunta
u capattiempo ca vene sempre chiù luntano

La buona sorte, un lavoro che vale, l’autunno che arriva sempre più tardi, dunque, espressi in tre versi nel dialetto del paese natale di Maria Pina Ciancio, San Severino Lucano, disegnano le coordinate del tempo dell’attesa tra destino, fatica e alternarsi delle stagioni.

Continua qui: https://poetidelparco.it/benigne-solitudini-e-storie-condivise-tre-fili-dattesa-di-maria-pina-ciancio/

L’articolo è apparso anche sulla Rivista Periferie n. 104 Anno XXVI 2022 a cura di vincenzo Luciani.

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